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Che cos’è un DCP?

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Sono moltissime le piccole produzioni o i registi che approcciandosi alla distribuzione della propria opera ci contattano trovandosi spiazzati di fronte alla richiesta inusuale di fornire il materiale in formato DCP.

Ma che cos’è di preciso un DCP – Digital Cinema Package?

L’acronimo indica il Digital Cinema Package, un “pacchetto” contenente un’opera audiovisiva in un formato digitale ben preciso, realizzato secondo standard rigidi ma allo stesso tempo in grado di garantire enorme sicurezza in termini di qualità.

Il DCP è il formato specifico di riproduzione realizzato per le sale cinematografiche digitali ed è attualmente il miglior formato di fruizione in cui si possa riversare la propria opera, con risoluzione fino a 4K (per il momento) ed estrema fedeltà cromatica e sonora.

Un formato capace di restituire anche grande sicurezza dal punto di vista della pirateria e del controllo della distribuzione grazie alla possibilità di crittografarne il contenuto, successivamente sbloccabile esclusivamente mediante specifiche chiavi chiamate KDM (Key Delivery Message), create appositamente sulla “serratura” di ogni singolo sistema di riproduzione di una sala.

Il film sarà a questo punto riproducibile solamente all’interno di una finestra di tempo ben definita da chi ne detiene i diritti di distribuzione.

Com’è fatto un DCP?

Una volta realizzato, il DCP si presenterà come una cartella contenente diversi file di testo in formato XML ed essenze video e audio incapsulate all’interno di un contenitore molto diffuso in ambito broadcast, chiamato MXF.

Il fatto che il formato DCP venga creato basandosi su standard ben specifici è molto importante per un singolo fondamentale motivo: essere certi che l’opera distribuita sia compatibile ovunque, in tutti i cinema digitali del mondo.

Un formato in grado di garantire che il proprio film risulti perfettamente compatibile con qualsiasi sistema cinematografico, senza che si verifichino problemi e nella miglior qualità possibile.

Essere a Roma e sapere che in qualsiasi altro luogo del pianeta gli spettatori vedranno la stessa medesima immagine, con la stessa qualità, gli stessi colori e lo stesso suono.

Purtroppo però, la realtà è più dura di quello che sembra e, nonostante il laboratorio possa esser stato in grado di realizzare un mastering DCP conforme a tutti gli standard internazionali, rimane la grande incognita della sala.

Ogni cinema ha una propria vita e una propria storia, lo stesso vale per gli impianti di proiezione e gli schermi, dove l’usura e/o una cattiva manutenzione possono impattare notevolmente la presentazione di un film.

Una delle cause principali di una scarsa qualità di proiezione, per esempio, è proprio l’usura delle lampade del proiettore; queste infatti, se non gestite in maniera accurata, non solo possono restituire immagini scolorite, alterate o buie, ma addirittura scoppiare, con il rischio di causare gravi incidenti.

Problemi che nel giro di qualche anno potrebbero essere fortunatamente dimenticati grazie alla recente introduzione della tecnologia di proiezione a laser, molto più longeva e precisa.

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Stefano Venosta

Metalhead & film-maker proudly gaming since 1986, lo stesso anno di Labyrinth, La mosca, La piccola bottega degli orrori e Grosso guaio a Chinatown, tra i tanti. La cosa, Alien e Robocop sono arrivati prima, ma va bene così.

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